Alla scoperta dello "squash", praticato a Bari dal 1990: «Sport molto più faticoso del padel»
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martedì 26 settembre 2023
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di Armando Ruggiero - foto Paola Grimaldi
Siamo in strada Santa Caterina, lì dove il centro sportivo si trova dal 2007 (prima era in via Glomerelli). Alla destra dell’entrata si fa notare un murale con un giocatore armato di racchetta e la scritta “squash”. Sulla parete opposta campeggia il nome del circolo in blu e giallo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Veniamo quindi accolti da Dino, oggi 63enne, che ci racconta le origini del suo circolo all’interno di una stanza dove trovano spazio le coppe vinte dai suoi atleti. Il centro (l’unico esistente in città) negli anni ha infatti sfornato diversi talenti tra cui spiccano i fratelli Simone e Daniele De Bartolomeo, più volte campioni italiani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Negli anni 80 io e i miei tre fratelli costituimmo una società, la “Gruppo Ranieri”, che puntava a operare nel mondo dello sport – esordisce Dino –. Nel 1988 uno di loro fece un viaggio negli Stati Uniti e in quell’occasione scoprì proprio lo squash, all’epoca già molto diffuso Oltreoceano. Una volta tornato ce ne parlò in maniera entusiastica. Capimmo che si trattava del gioco perfetto per avviare la nostra impresa con qualcosa di nuovo e diverso e decidemmo così di lanciare l’attività a Bari».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Nel 1990 venne inaugurata la prima sede dello Squash Bari in via Glomerelli, dapprima con due campi, poi con quattro. «In me scoccò subito la scintilla – spiega il signore –. Cominciai a giocare da assoluto principiante e nonostante avessi già 32 anni decisi di diventare agonista. Fui aiutato nel percorso da un inglese e uno svizzero che si trovavano a Bari e furono tra i primi a iscriversi al centro. Da allora ho disputato vari tornei diventando anche campione italiano nella categoria over 45».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Diamo uno sguardo alla struttura, che conta sei campi frequentati da 250 giocatori. Sono numeri alti per lo squash, che rendono il circolo barese il più grande d’Italia dopo quello di Riccione. Superiamo quindi il tornello d’ingresso e sulla sinistra notiamo una spaziosa palestra e dall’altro lato, in fila, tutti i campi. Sono composti da quattro pareti di cui quelle laterali e quella frontale in muratura e quella di fondo in vetro, per permettere la visibilità dall’esterno.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
In uno si stanno sfidando un uomo e una donna: stanno però giocando a Squash 57, una variante più facile ideata da qualche anno che prevede una pallina un po' più leggera, una racchetta con piatto corde molto più grande e l’impugnatura più piccola.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Due atleti invece si stanno affrontando in una partita classica: è l’occasione per capire come si gioca a squash (vedi video). Partiamo dall’attrezzatura, che prevede una racchetta e una pallina. La prima è più simile a quella da tennis che da padel, con un piatto corde più piccolo. La seconda, leggerissima, ha un diametro di quattro centimetri e contiene una goccia d’acqua che via via che il gioco prosegue aumenta di temperatura consentendo una maggiore capacità di rimbalzo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Gli atleti sono posti uno accanto all’altro e con lo sguardo rivolto verso un muro frontale, quello su cui la pallina dovrà essere lanciata da uno dei due giocatori per poi essere ripresa al volo o dopo un rimbalzo dal secondo atleta. Ci si alterna quindi nei colpi, fino a quando non viene commesso un errore, il che avviene quando la pallina viene spedita fuori dai limiti del campo oppure quando la si fa rimbalzare due volte.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Durante gli scambi i giocatori non rimangono nella propria porzione di campo ma si muovono per tutto il terreno di gioco, con un grande dispendio di energie. «Lo squash è faticoso - ammette Ranieri - ed è proprio questa la sua forza e il suo limite. Il Padel ad esempio è più semplice da imparare e soprattutto è molto meno duro. In più lo squash è uno sport individuale: non contempla quindi l’aiuto e la “compagnia” di un partner».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Un concetto ribadito dal 61enne Lorenzo, habitué del centro che incontriamo dopo una partita. «Ho cominciato a giocare trent’anni fa - svela -. Sono un odontoiatra e un giorno un mio paziente mi domandò se conoscessi lo squash. Alla mia risposta negativa lui mi chiese di venire a fare una prova al suo circolo. Ebbene, il cliente era Renzo Ranieri, fratello di Dino. Fu amore a prima vista: da allora non mi sono più fermato. Ho provato anche il padel, ma non è lontanamente paragonabile. Lo squash fa sudare molto di più, riuscendo a tirar fuori il reale valore di un giocatore».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
Nel video (di Paola Grimaldi), la nostra visita allo Squash Center di Bari:
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